Il punto sulle novità relative al meccanismo dei rimborsi nel corso di un'audizione alla Camera
Valutazioni positive dell'Associazione nazionale costruttori al Dl Pa-bis (Dl 75/2023. In particolare in relazione alla norma che semplifica il meccanismo di riconoscimento dei rimborsi legati al caro-materiali alle stazioni appaltanti e dunque, a cascata, alle imprese. «La norma - ha spiegato Francesca Ottavi, direttrice opere pubbliche dell'Ance nel corso di un'audizione di fronte alle commussioni riunite Affari costituzionali e Lavoro della Camera - appare positiva, ma solo se consentirà di accelerare concretamente tali procedure. Il grado di velocizzazione, infatti, dipenderà dalle modalità e soprattutto dall'approccio con cui le strutture ministeriali preposte vorranno attuare la norma». L'auspicio dell'Ance «è che vi sia una reale volontà di "abbattere" i ritardi finora occorsi, che hanno finora fortemente danneggiato le imprese appaltatrici, destinatarie finali degli aiuti». L'obiettivo deve essere quello di riallineare i tempi di erogazione di questi rimborsi, finanziati con risorse nazionali, «alle tempistiche e alle modalità di controllo seguite per le opere finanziate con fondi Pnrr e/o con risorse comunitarie», visto che «i ristori relativi a queste ultime, infatti, risultano integralmente pagati sia per quanto riguarda il 2022, sia per il 2023».
L'Ance sottoliea anche che la disposizione del Dl Pa-bis offre l'opportunità di superare una criticità importante che ha compromesso, e spesso bloccato, l'erogazione delle compensazioni a danno delle imprese colpote dal caro-materali. Si tratta, in particolare, della natura giuridica degli importi da considerare come integrazione dei corrispettivi contrattuali e come tali da assoggettare a Iva, così come precisato dall'Agenzia delle Entrate nel luglio del 2022.
«Stante l'incertezza iniziale - è stato spiegato nel corso dell'audizione - molti enti committenti hanno erroneamente avanzato richiesta al Fondo istituito presso il Mit per il solo maggior importo da riconoscere alle imprese a titolo di compensazione e non anche per Iva riducendo poi l'importo effettivamente erogato alle imprese, per coprire l'ammontare dell'imposta che le stesse stazioni appaltanti sono tenute a versare direttamente all'Erario, in virtù dello split payment». «Pertanto - ha aggiunto Ottavi - al fine di risolvere tale problematica ed assicurare alle imprese l'effettivo ristoro, è necessario garantire l'accesso al fondo da parte delle stazioni appaltanti che non hanno avanzato richiesta anche dell'importo dovuto sulle compensazioni a titolo di Iva».
(Fonte: ilsole24ore.com)